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Pullara3 Luca Gibello,
Re-Cycle Italy, i paradigmi sono cambiati.
in "il giornale dell'ARCHITETTURA.com",  3 maggio 2017

Un impegno di ricerca che, per quasi 4 anni, ha visto la collaborazione di 11 Università (Venezia, Trento, Genova, Roma “La Sapienza”, Napoli “Federico II”, Palermo, Reggio Calabria, Chieti-Pescara, Camerino, oltre ai Politecnici di Milano e Torino), coadiuvate da altre 5 e da una rete di partner italiani e stranieri; circa 150 ricercatori; un ricchissimo – anche se un po’ confusionario – sito web; 35 quaderni di una collana per Aracne Editrice; e, per concludere, una summa in 3 volumi tra loro complementari. Questa la corposa eredità di Re-Cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio, programma di ricerca scaturito a valle di una mostra allestita al MAXXI a Roma nel 2011 a cura di Pippo Ciorra e Sara Marini che, seppur velleitaria nelle argomentazioni, all’epoca aveva avuto il merito dell’intuizione tematica. Coordinato da Renato Bocchi (Università IUAV di Venezia), Re-Cycle Italy è un Progetto di rilevante interesse nazionale (PRIN) che, sebbene non del tutto scevro da solipsismi accademici...
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Pullara3 E. Fontana, G. Piperata (a cura di),
Agenda Re-cycle. Proposte per reinventare la città
in "Pausania", www.pausania.it,  20 aprile 2017

1. Riuso, rigenerazione urbana, riqualificazione, recupero, riciclo: il senso delle parole.

Preliminarmente occorre definire il perimetro ed il significato di Riciclo. Nella ricerca, accanto a riciclo si parla di riuso, rigenerazione, riqualificazione e recupero. Ognuno di questi termini, però, ha un preciso significato.
Il Riuso, è un nuovo uso dopo che un bene sia stato abbandonato, ma questo non vuol dire che sia in fine vita.
La Rigenerazione Urbana, invece, riguarda parti della città che sono degradate e che sono oggetto di rigenerazione sia da un punto di vista materiale (con interventi edilizi) che immateriale (nuove funzioni e destinazioni).
La Riqualificazione concerne interventi materiali volti a migliorare un edificio (riqualificazione energetica). C’è poi una parola che manca nel libro e che, invece, rientra in Agenda Re-Cycle...
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Pullara3 Giuseppe Pullara,
Una Capitale sul litorale.
in "Corriere della Sera", Cronaca di Roma,  12 febbraio 2015

Convegni, saggi, studi, articoli di giornale: si contano a decine, forse a centinaia, le riflessioni su un tema che sembra appartenere alle idee naturalmente acquisite ma che, invece, si mostra indigesto ed estraneo: Roma e il mare. Non c’è niente da fare: studiosi e perfino letterati cercano di ricordarci che la Capitale ha i piedi a mollo nel Tirreno e che, per questo, potrebbe essere organizzata anche come una città marittima (con quel che seguirebbe per il turismo). Ma politici e amministratori non riescono a convincersi che vale la pena innestare questa marcia in più per riqualificare l’intera area del Litorale con benefici effetti per la qualità della vita di Roma e per il suo Pil. Nel recente «Tra Roma e il mare - Storia e futuro di un settore urbano» Lina Malfona, la più giovane abilitata all’insegnamento universitario d’Italia, rilancia quel Parco del Litorale di cui si cominciò a parlare nei primi anni Ottanta del Novecento e che, pur stracolmo di suggestioni interessanti di carattere ecologico, archeologico ed economico, è rimasto praticamente nei cassetti della politica e della burocrazia.
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Pullara Giuseppe Pullara,
La «Cometa» che non splende
in "Corriere della Sera", Cronaca di Roma,  17 maggio 2014

Dall’indomani della fondazione dello Stato, studi e progetti hanno immaginato un’espansione a Occidente della Capitale: e non ci volevano intelligenze speciali per capire che se una città ha un fiume e il mare a due passi non può che svilupparsi lungo il fiume dalla parte della foce. L’antico avamposto di Ostia ha aggregato nel Novecento insediamenti sempre più importanti, serviti da infrastrutture: via Ostiense, la seconda autostrada italiana (Via del Mare), una ferrovia, un altro stradone (via Colombo, ex Imperiale), gli stessi collegamenti di oggi. Per parlare del domani, gli urbanisti poco prima della guerra hanno trovato anche un’espressione siderale: Coda della Cometa, fatta Roma la stella e il corridoio di sviluppo urbano fino al mare la sua lucente scia. Il Piano regolatore del 1962 ha ribaltato la direzione dello sviluppo, portandolo a Est, sulla Tiburtina dove in effetti mentre la pianificazione falliva lo spontaneismo è dilagato fino ad esplodere a Guidonia.
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Pullara Giuseppe Pullara,
Roma e la «coda della cometa»
in "Corriere della Sera", Cronaca di Roma,  27 dicembre 2013

Alla fine degli anni Trenta, prima della guerra, l'urbanistica romana (Giovannoni, Piacentini) puntava ad uno sviluppo della città verso il mare e chiamò «la coda della Cometa» una ben argomentata progettualità in tale direzione. Il fiume e il suo sbocco marino fungeva da asse di un tessuto infrastrutturale che avrebbe permesso nuovi insediamenti produttivi ed abitativi. All'inizio degli anni Cinquanta, dopo la guerra, contrordine: si va a Est. L'urbanistica romana (Piccinato, Zevi) rinnega le suggestioni precedenti (nate nel ventennio fascista) e progetta l’«asse attrezzato» con il suo Centro direzionale orientale ed i monti tiburtini all'orizzonte. Questo strabismo si arricchisce di una ulteriore anomalia: il nuovo aeroporto internazionale viene piazzato dalla parte opposta, a Fiumicino , in piena «coda di Cometa».
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Italianieuropei Piero Ostilio Rossi,
Decifrare la città contemporanea: Roma in forma di cometa
in "Italianieuropei"  n° 3-4/2013

La città di Roma può essere efficacemente rappresentata con l'immagine di una cometa, i cui elementi più significativi sono l'anello del Raccordo anulare al cui interno si distingue la stella delle strade consolari, e una lunga coda che arriva fino al mare. Il GRA, in particolare, considerata la complessità di ruoli e funzioni accumulate nel tempo e i diversi tipi di paesaggio che innerva (aree naturali protette, nuclei commerciali, università, zona archeologica e città militare), merita non solo di essere analizzato come una grande unità di senso, ma anche di essere affiancato come sesto ai cinque Ambiti strategici previsti dal Piano regolatore del 2008. Un'importanza ancora maggiore ricopre però la zona tra la parte finale della valle tiberina e la fascia di infrastrutture contigua, ossia la coda della cometa, nella quale si trova ormai il principale asse di sviluppo della città.
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